Transizione 5.0: incentivi semplici, automatici e non selettivi

Transizione 5.0: incentivi semplici, automatici e non selettivi

Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy punta a semplificare e facilitare al massimo i prossimi interventi di sostegno rivolti alle aziende: le misure del nuovo Piano Transizione 5.0, promette Urso, prevederanno aliquote rafforzate e resteranno “svincolate dai tempi di istruttoria della pubblica amministrazione”. In arrivo anche un bando per individuare sei nuovo centri di trasferimento tecnologico.

Le misure del piano Transizione 5.0 per sostenere l’innovazione digitale e green resteranno automatiche e quindi non ci sarà nessuna istruttoria preventiva da parte della pubblica amministrazione. A prometterlo è Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy (Mimit), in risposta alle preoccupazioni degli industriali.

“Stiamo lavorando a misure semplici, automatiche, non selettive, cioè senza differenziazioni per settore di attività economica, dimensione, forma giuridica, collocazione territoriale”, ha detto Urso partecipando in collegamento a un evento di Confindustria dedicato a questi scenari, “perché queste sono le caratteristiche che finora hanno garantito il successo del Piano e che noi vogliamo rafforzare”.

 

Misure più forti, ampie e certe
E il responsabile del Mimit anticipa anche che, nel modellare il nuovo Piano, “ci concentreremo su tre aspetti: l’intensità delle misure di sostegno; l’ampliamento degli obiettivi; la certezza delle agevolazioni”.
Poi spiega ed entra nel dettaglio: “puntiamo ad aumentare e rafforzare l’intensità delle agevolazioni previste dal nuovo Piano Transizione 5.0 dopo che questa intensità e portata è stata sostanzialmente dimezzata dalla Legge di Bilancio per il 2022”, l’ultima del governo Draghi.

Sarà poi necessario l’ampliamento degli obiettivi del Piano, rispetto alle versioni degli anni precedenti, perché dovrà essere diretto alla duplice transizione, mettendo insieme quella digitale e quella green, “con un approccio di sistema”, spiega Urso, “in modo che il Piano possa incentivare contemporaneamente le due transizioni in atto e in prospettiva”.

C’è poi il terzo indirizzo da seguire e a cui attenersi, e “deve riguardare la certezza delle agevolazioni”, rimarca il ministro. “Troppo spesso, infatti, le imprese si sono poi viste contestare in sede di accertamento i crediti maturati. È un rischio che non possiamo più correre, e soprattutto che le aziende non devono più correre”. Per questo, “bisogna contemplare l’esigenza dell’automatismo delle misure, che devono essere svincolate dai tempi di istruttoria della pubblica amministrazione”.

E a proposito di certezza e accertamenti, Urso ha detto che “entro la pausa estiva” arriverà il DPCM che regolamenterà la questione dei controlli.

Dovrebbe trattarsi – immaginiamo – del provvedimento che renderà operativa la certificazione preventiva per gli investimenti in attività di ricerca, sviluppo e innovazione.

Per quanto riguarda invece il nuovo piano Transizione 5.0, invece, le tempistiche saranno più lunghe: come è noto il Governo è in attesa di una risposta da parte della Commissione Europea sull’utilizzo dei fondi del RePowerEU e del PNRR.

“Stiamo attendendo la risposta da parte dell’Unione Europea su come finanziare il Piano attraverso le risorse individuate nel RePower Ue e nella rivisitazione del PNRR”, ha detto Urso. “In questi giorni dovremmo ottenere certezza su quali risorse poter utilizzare”. L’aspettativa è che l’intervento finisca nella prossima legge di bilancio o in un provvedimento collegato.

Nuova gara per altri sei centri di innovazione
Oltre alle misure e agevolazioni contenute nelle varie versioni dei Piani nazionali a sostegno della transizione digitale e green, c’è poi anche l’aspetto altrettanto fondamentale che riguarda le strutture e le realtà sul territorio che lavorano per il trasferimento tecnologico e la formazione necessari a mettere a terra tutti questi obiettivi e buoni propositi.

Dal 2018 sono stati creati gli otto Competence Center nazionali – con sedi a Milano, Torino, Bologna, Venezia, Genova, Pisa, Roma e Napoli (ma ciascuno con attività estese in tutta la Penisola) –, poi sono stati costituti 37 European Digital Innovation Hub (EDIH). A queste 45 strutture sono andati circa 262 milioni del PNRR, mentre altri 88 circa devono ancora essere assegnati.

L’obiettivo indicato dall’Italia nel PNRR è quello di arrivare a un totale complessivo di almeno 50 centri di trasferimento tecnologico, per cui ora “siamo in procinto di avviare una gara per individuare ulteriori 6 centri di trasferimento tecnologico, tra cui alcuni gestiti dalle associazioni di categoria, per raggiungere in maniera capillare le imprese sul territorio”, anticipa ancora il ministro Urso.

L’idea è di individuare come soggetti attuatori del PNRR dei soggetti che rappresentino un insieme di strutture che già operano nell’erogazione di servizi di orientamento e formazione, come ad esempio i Digital Innovation Hub nazionali.

Il riconoscimento istituzionale di questi ulteriori soggetti, e anche il loro supporto finanziario, richiede però una modifica del PNRR “sulla quale la Commissione Ue si esprimerà entro il 31 agosto”, spiega il ministro, “in modo da avviare il bando in tempo per rendere operative le nuove strutture delle associazioni di categoria nel corso del 2024”.

 

Fonte: Innovation Post