Che il mondo dell’Automotive sia in una fase di ‘rivoluzione’ è un dato di fatto. Si vendono sempre meno auto (per non parlare delle moto), ma allo stesso tempo si lanciano segnali importanti (a livello culturale e tecnologico) che vogliono le auto del futuro ‘pulite’: elettriche, bimodali, ibride, in una parola ‘green’ (vi segnaliamo, al proposito, il nostro progetto di veicolo bimodale).
Si spera, in questo modo, di combattere la crisi? O si vuole semplicemente puntare a un mondo più pulito? Ma gli italiani (e più in generale gli europei) sono pronti?
Intanto, a rendere ancora più evidente questa ‘rivoluzione’, c’è la decisione del Governo di realizzare una Consulta per l’Automotive, cioè una task force operativa partecipata da Ministeri e soggetti operanti nel settore automotive, con l’obiettivo di definire un piano strategico di medio periodo per il comparto.
Il governo sceglie dunque il “modello inglese”, sulla scia dell’Automotive Council, che farà da perno per le prossime decisioni volte a rivitalizzare un settore in picchiata.
Un primo tavolo di lavoro è stato convocato ieri dal ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato, e ha visto la partecipazione di Fiat, Anfia, Unrae, Federauto, Aci, ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, ministero della Ricerca, Conferenza Unificata Stato-Regioni. Entro novembre ci dovrebbe essere una seconda riunione ed entro l’anno dovrebbero arrivare i primi interventi.
Nelle prossime settimane si preparerà l’agenda dei lavori, così da poter avviare tavoli sui diversi temi in discussione: Ricerca e Sviluppo, fair trade, mobilità sostenibile, sostegno al mercato e processi di riqualificazione industriale della filiera. Già l’estate scorsa, l’Anfia (QUI un nostro post) aveva messo sul tavolo una serie di temi e di possibili misure concrete per avviare il confronto. A cominciare dall’istituzione di un credito d’imposta – anche questo sul modello inglese – per le aziende della componentistica che producono e vendono manufatti su brevetti registrati in Italia, accanto a interventi che favoriscano la creazione di cluster di produttori della componentistica, con un sistema fiscale agevolato per sostenere le aggregazioni e abbassare i costi di sistema. Tutto questo per favorire la qualificazione delle imprese e la presenza sui mercati esteri.
La Consulta avrà tra i suoi probabili obiettivi la messa a punto di interventi a favore di vetture a metano, elettrico ed ibrido. Temi, questi, evocati da Zanonato lunedì scorso che, incontrando i produttori auto, ha detto senza troppi giri di parole: “No incentivi alla rottamazione, sì a interventi per trazioni alternative delle auto. Pensiamo a cose che possono aiutare – ha aggiunto il ministro – il metano, l’elettrico e l’ibrido. Procediamo per step, oggi abbiamo l’esigenza di capire come affrontare una minore vendita di auto, da 2 milioni e mezzo a un milione e 350 mila veicoli”.
Altro elemento di questa ‘rivoluzione’ è, appunto, la continua e graduale ‘discesa’ dei dati di vendita del mercato auto. A ben vedere, però, qualche segnale di ripresa c’è, anche se per il momento l’Italia ne resta esclusa.
Il mese di settembre si è infatti chiuso in Europa con immatricolazioni di auto in crescita del 5,5%, a 1.194.216 unità. Dopo lo stop di agosto (-4,9%), riprende quindi corpo quel debole segnale di ripresa del mercato che già gli analisti avevano intravisto a luglio (+4,9%).
“Quella di settembre – ha precisato l’Acea, l’Associazione dei costruttori auto presenti in Europa che ha diffuso i dati – è la performance migliore registrata finora nel 2013”.
Ma in otto Paesi europei si registra un calo e fra questi c’è l’Italia, ormai scesa in quarta posizione (prima solo della Spagna) tra i cinque principali mercati europei dell’auto. E proprio alla debolezza del mercato di casa nostra il gruppo Fiat attribuisce la causa prima del suo risultato in Europa a settembre, segnato da un calo delle vendite del 3,4% a 64.806 nuove vetture. Nonostante i buoni risultati in Francia (+14%), Regno Unito (+21,2%) e Spagna (+41,4%), “siamo stati penalizzati – precisa una nota – dal risultato negativo del gruppo in Italia (-11,7%)”.
A settembre la quota di Fiat Group Automobiles ha segnato in Europa il 5,4%, in calo rispetto al 5,9% di un anno fa ma in progresso rispetto al 5,2% di agosto, e nei primi nove mesi del 2013 le vendite del Lingotto hanno ceduto l’8,2% a 572.676 unità, mentre la quota era al 6,1%, rispetto al 6,4% del 2012. Un piccolo segnale positivo arriva però dal marchio Fiat, che in Europa a settembre ha immatricolato oltre 50mila vetture con un progresso dello 0,3% rispetto ad un anno fa.
Chissà se – anzi quando, vogliamo essere ottimisti – la Consulta, le auto green a chissà quale altra ‘strategia’ di questa rivoluzione in atto invertiranno la tendenza, anche in Italia.
Riflessioni interessanti, ampiamente condivise da chi, come noi, ha vissuto giorno dopo giorno i 40 mesi di caduta verticale del mercato italiano. Mi chiedo però perché solo dopo 40 mesi il gcoverno si è reso conto che il problema c’è. Personalmente temo i “tavoli”, le “Consulte” e altre misure tendenti alla perdita di tempo, in una fase della vita dell’automotive nel nostro Paese che non ha certo bisogno di prolungare l’agonia. Occorrono misure immediate, occorre rimettere in moto il business, perché soltanto con il recupero della domanda l’Italia tornerò ad essere interessante per i grandi produttori di automobili, rimettendo in moto quel circuito virtuoso che deve riportare linfa nelle vene di un sistema che ha messo in mezzo alla strada centinaia di imprese e migliaia di lavoratori. Ripeto: occorrono misure immediate e non sterili incontri di vertice.Personalmente sono contrario a forme di incentivazione all’acquisto, ma è fuori di dubbio (Spagna docet) che nel breve periodo forse è questo il modo di indirizzare di nuovo verso l’alto le immatricolazioni, restituendo fiato ad un sistema che deve ritrovare fiducia in se stesso.