[:it]I lavori che faremo nel 2030? Diventeremo conduttori digitali[:]

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Nei prossimi anni l’innovazione tecnologica si abbatterà sulle professioni, richiedendo nuove abilità. La relazione tra uomo e macchina diverrà più profonda e immersiva. Ogni azienda, per sopravvivere, dovrà diventare un’azienda digitale.

È quanto emerge da una ricerca realizzata dall’Institute for the future per Dell Technologies, riportato oggi su Repubblica.

Una ‘visione’ che vale, in particolare, per il settore automotive, che più di molti altri mette continuamente a confronto uomo e macchine.

ECCO L’ARTICOLO DI REPUBBLICA

Nei prossimi dieci anni intelligenza artificiale, realtà virtuale e aumentata, robotica e cloud computing rielaboreranno il rapporto uomo-macchina, creando relazioni più profonde e immersive. È il risultato di “The next era of human-machine partnership” (La nuova era della partnership uomo-macchina), una ricerca realizzata dall’Institute for the future (organizzazione non profit e indipendente statunitense, con 50 anni di esperienza, che si occupa di indagare i trend e le discontinuità che possono trasformare la società e il mercato del lavoro globale) per conto di Dell Technologies, che ha coinvolto 20 tra accademici ed esperti di tecnologia e impresa di tutto il mondo. Obiettivo? Capire in che modo le nuove tecnologie trasformeranno le nostre vite e il modo in cui lavoreremo nel 2030. “Siamo stati esposti a due prospettive estreme sulle macchine e sul futuro: l’ansia della disoccupazione causata dalla tecnologia e la visione ottimistica della tecnologia come cura per tutti i nostri problemi sociali e ambientali – ha detto Rachel Maguire, direttrice della ricerca per Institute for the future –. Invece dobbiamo concentrarci su ciò che potrà essere la nuova relazione tra tecnologia e persone e su come possiamo prepararci. Se ci impegniamo per fare in modo che abbia successo, il suo impatto sulla società arricchirà tutti noi”.

Software, big data e velocità di elaborazione. Secondo lo studio, l’85% dei lavori che si faranno nel 2030 non sono ancora stati inventati e l’abilità di acquisire nuove competenze nel corso dell’intera vita lavorativa sarà più importante della conoscenza stessa. La relazione tra società e macchine entrerà in una nuova fase caratterizzata da grande efficienza e da possibilità mai viste prima: gli uomini saranno “conduttori digitali” e le tecnologie un’estensione delle persone per aiutarle a migliorare la gestione delle attività quotidiane; le aziende potranno trovare e assumere talenti in tutto il mondo grazie alle tecnologie data-driven (basate sui dati); la velocità del cambiamento sarà così elevata che nuove industrie verranno create, nuove capacità saranno necessarie per sopravvivere e le persone dovranno imparare a usare le nuove tecnologie sul momento. La tecnologia non rimpiazzerà necessariamente i lavoratori, ma cambierà il modo in cui si troverà un’occupazione: il lavoro smetterà di essere un “posto” e diventerà una “serie di compiti”, le macchine intelligenti renderanno le capacità e le competenze delle persone tracciabili e le aziende potranno cercare i migliori talenti per deteminati compiti.


Ritardo digitale. Dell Technologies ha commissionato lo studio per aiutare le aziende a navigare in un mondo sempre più incerto e per preparsi al futuro: “Per la prima volta nella storia moderna, i leader globali non sono in grado di prevedere se le loro industrie ce la faranno o meno in futuro”. Dell ha chiesto a 4 mila business leader di 16 Paesi a che punto sono nel loro percorso digitale: quasi 1 su 2 (il 45%) teme che la propria azienda diventi obsoleta in 3-5 anni, il 48% non ha idea di cosa ne sarà della propria azienda in futuro, solo il 5% è classificato come leader digitale. “Mai prima d’ora l’industria aveva vissuto un tale disagio. La velocità di cambiamento è reale e ci troviamo ora in una situazione del tipo ‘fai o muori’. Per entrare nell’era della partnership uomo-macchina ogni azienda deve diventare un’azienda digitale – ha detto Jeremy Burton, capo del settore marketing di Dell –, ma le organizzazioni devono muoversi velocemente e fare in modo che le proprie infrastrutture e la propria forza lavoro siano pronte per il cambiamento”.

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