I progetti di trasferimento tecnologico: tecniche di rilevamento spessori (Vision Device)

Questa settimana vi riproponiamo la nostra rubrica relativa ai Progetti di Trasferimento tecnologico, nella quale intervistiamo i protagonisti dei progetti attivati nell’ambito delle attività del Polo Automotive (una presentazione generale la trovate QUI).

Come molti di voi sapranno, infatti, il Polo Automotive coinvolge le proprie aziende partner sia in progetti di ricerca (QUI trovate un po’ di post sul tema) che nei progetti di trasferimento tecnologico, che a differenza dei primi hanno breve durata, con risultati di solito immediati, perché riguardano il ‘trasferimento’ di tecnologie e metodologie per innovare processi o prodotti superando criticità o soddisfacendo specifici fabbisogni dell’azienda coinvolta.

Abbiamo intervistato Paolo Raschiatore, amministratore delegato di Vision Device, azienda leader nella visione artificiale. Con lui parliamo di un progetto di trasferimento tecnologico relativo alle Tecniche di rilevamento spessori, realizzato in collaborazione con l’Università Politecnica delle Marche, con la quale sono state messe a punto alcune metodologie non convenzionali per il controllo dei materiali e dei processi produttivi.

Paolo Raschiatore, amministratore delegato di Vision Device
Paolo Raschiatore, amministratore delegato di Vision Device

1.    Breve presentazione azienda/ruolo aziendale

VISION DEVICE è un’azienda industriale che progetta, realizza, installa ed assiste sistemi dedicati di Controllo Qualità e di Automazione industriale flessibile ad altissimo contenuto tecnologico, utilizzando le tecnologie della visione artificiale, della robotica e della acquisizione di dati multisensoriali. VISION DEVICE è attiva dal 1988, nasce inoltre dall’esperienza applicativa dei soci fondatori, che dal 1982 lavorano nella realizzazione di applicazioni industriali della visione artificiale. Oltre 30 anni di esperienza vuol dire, in questo settore, essere tra i pionieri a livello mondiale, cioè tra coloro che hanno fattivamente contribuito allo sviluppo della tecnologia stessa.

Io sono Amministratore della società, con il ruolo di direzione tecnica in generale.

 2.    Da quanto tempo siete partner del Polo Innovazione Automotive? Perché avete deciso di aderire?

Siamo entrati nel Consorzio IAM nel 2010, e quindi nel Polo Automotive dalla sua costituzione.

Abbiamo deciso di aderire in quanto la maggior parte delle nostre attività è rivolta al settore automotive, che tradizionalmente è sempre stato il settore trainante per le nuove tecnologie nell’automazione dei processi produttivi. Siamo convinti che la partecipazione al Polo Automotive possa rafforzare le sinergie all’interno della filiera produttiva, quanto meno attraverso una più diffusa e corretta conoscenza delle competenze e dei bisogni reciproci. 

3.    Nell’esperienza fin qui vissuta all’interno del Polo Innovazione Automotive, avete soddisfatto le vostre aspettative?

Senz’altro si, soprattutto per la disponibilità a discutere sulle problematiche del settore, a cercare di coinvolgere i vari partner a lavorare insieme, a coordinare i progetti di ricerca, e non ultimo a sostenere direttamente la fornitura di interessanti servizi, sia collettivi che specifici come nel progetto di trasferimento tecnologico.

4.    Oltre a partecipare a progetti di ricerca a livello europeo, nazionale e regionale, il Polo Automotive e le sue aziende partner attivano progetti di trasferimento tecnologico. Può spiegarci – in breve – di cosa si tratta?

I progetti di trasferimento tecnologico sono progetti di breve durata, con risultati concreti e di solito immediati, che coinvolgono l’azienda che chiede di mettere a sua disposizione nuove tecnologie e metodologie per innovare processi o prodotti superando criticità o soddisfacendo specifici fabbisogni.

Sono progetti che trasferiscono all’azienda interessata tecnologie già in uso in un altro ambito o settore di attività per applicarle ai suoi specifici processi. Proprio questo garantisce risultati in tempi relativamente brevi.

5.    Quale/i progetto di trasferimento tecnologico ha coinvolto la sua azienda?

Il progetto è relativo alle Tecniche di rilevamento spessori. Si tratta di un progetto di trasferimento tecnologico realizzato in collaborazione con l’Università Politecnica delle Marche, con la quale abbiamo studiato alcune metodologie non convenzionali per il controllo dei materiali e dei processi produttivi. Queste metodologie non convenzionali usano la termografia, gli ultrasuoni e la “sherografia” per analizzare variazioni della superficie di materiali, tradizionali e compositi, non visibili ad occhio ma indicative di possibili situazioni anomale dei materiali. 

6.    Da quale criticità/fabbisogno siete partiti e quale obiettivo vi siete prefissati?

La formatura lamiere è sicuramente uno dei processi principali per la produzione dei veicoli e la qualità superficiale delle lamiere stampate viene percepita direttamente dall’utente finale ed è per questo importantissima.

Normalmente questa qualità viene controllata visivamente dall’addetto allo scarico pressa, ma la complessità del compito ed i pochi secondi a disposizione in genere non consentono di garantire efficacemente questa qualità, soprattutto relativamente al fenomeno delle “strizioni”, che sono assottigliamenti localizzati della lamiera nelle zone più critiche, fino a provocare lacerazioni della stessa.

I principali produttori di queste lamiere hanno manifestato quindi il loro interesse a sviluppare un sistema automatico di controllo, e da parte nostra abbiamo ritenuto utile sperimentare, oltre alle numerose tecniche già da noi normalmente utilizzate in controlli industriali, anche le tecnologie alternative oggetto del trasferimento tecnologico. 

 7.    Come si è svolto il processo di trasferimento tecnologico (fasi di attivazione, consulenza richiesta, esecuzione)?

Siamo partiti dall’acquisizione di conoscenze relative a tecnologie alternative per il rilievo di strizioni e spessori in seguito a processi di stampaggio di componenti autoveicolistici, sia in lamiera sia in materiali compositi.

In particolare abbiamo valutato le opportunità tecniche ed economiche offerte da:

  • sherografia
  • ultrasuoni
  • termografia.

La sherografia è una tecnica interferometrica in cui la superficie del pezzo in esame, privo di sollecitazione, viene illuminata con luce laser e inquadrata da una telecamera. Uno specchio oscillante sposta l’immagine in fase e la fa interferire con un’immagine di riferimento. Un secondo interferogramma viene acquisito applicando un certo carico (termico, pressione, vibrazionale); la differenza di fase tra i due interferogrammi è proporzionale al gradiente di spostamento indotto dal carico.

La termografia consiste nel riscaldare molto velocemente la superficie dell’oggetto in esame, ad esempio con un flash fotografico o simile, e valutare il decadimento o l’evoluzione temporale e spaziale della temperatura tramite telecamera ad infrarossi (termografia pulsata). La presenza di anomalie, come cricche, difetti interni o brusche variazioni di spessore distorcono la distribuzione di temperatura e come questa cambia nel tempo, tipicamente nei primi millisecondi dopo la fine del riscaldamento.

La tecnica degli ultrasuoni è un metodo non distruttivo in cui onde sonore ad alta frequenza sono introdotte nel materiale da esaminare, allo scopo di evidenziare difetti superficiali o interni o misurare lo spessore dei materiali. Il fascio ultrasonoro in uscita dal trasduttore è caratterizzato dalla sua forma geometrica (dimensioni e campo) mentre il segnale ultrasonoro in ricezione (riflesso o trasmesso) è caratterizzato dall’ampiezza e dal tempo di volo, ovvero il tempo intercorso tra l’impulso di trasmesso e quello ricevuto.

L’ente più accreditato per lo svolgimento dell’attività è risultata essere l’Università Politecnica delle Marche che ha messo a disposizione i suoi laboratori per realizzate delle prove di validazione sperimentale delle diverse tecnologie.

 8.    In quale fase si trova il progetto di trasferimento tecnologico? 

Il progetto si è concluso.

 9.    Quali sono i risultati ottenuti?

Grazie all’attività svolta nell’ambito del progetto, sono state indagate e acquisite conoscenze su tecnologie alternative per il rilevamento di strizioni e spessori in seguito a processi di stampaggio di componenti autoveicolistici, sia in lamiera sia in materiali compositi.

10. Avete in programma altri progetti di trasferimento tecnologico?

Sicuramente riconosciamo come molto positivo l’approccio del trasferimento tecnologico, soprattutto per la sua immediatezza, per cui parteciperemo volentieri ad altri progetti, qualora ce ne sia data la possibilità. Predisporremo quindi nel prossimo futuro alcune richieste che sottoporremo al Polo Automotive, ringraziandolo fin da ora per l’opportunità.

ALCUNI PARTICOLARI DELLA LAMIERA

 

 

 

 

Se volete sapere qualcosa in più sulla Vision Device e sugli altri progetti di ricerca in cui è coinvolta con il Polo Automotive, cliccate QUI

 

SCHEDA TECNICA PROGETTO DI TRASFERIMENTO TECNOLOGICO “TECNICHE DI RILEVAMENTO SPESSORI”

VISIONDEVICE_Tecniche di rilevamento spessori

 

 

 

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